Che economia è questa?
(Ma sul serio, che roba è?)
Siamo sinceri: l’economia dovrebbe parlare dell’essere umano, no? Dei suoi desideri, delle sue paure, dei suoi sogni, del fatto che ogni tanto vuole solo mangiare un gelato in pace. E invece, eccoci qua: ridotti a etichette da supermercato. Produttore. Consumatore. Investitore. Risparmiatore. Come se vivessimo per Excel.
Ma quando è che l’economia ha smesso di essere “umana” ed è diventata un corso accelerato di alienazione?
La verità è che il sistema odierno ci racconta una favola (spoiler: non è dei fratelli Grimm, è più stile “distopia moderna”). Una storia dove la crescita materiale conta più della felicità, dove il PIL ha più importanza del tuo mal di stomaco esistenziale.
E così, ci ritroviamo tutti un po’ spaesati. Ci sentiamo fuori posto, come se qualcuno ci avesse cambiato il mondo senza avvisarci. Siamo spettatori del nostro tempo, circondati da pubblicità che ci dicono chi dovremmo essere, e lavori che ci dicono chi non possiamo essere.
Il punto è questo: non ci basta vivere. Vogliamo vivere bene, vivere veramente. Esprimere ciò che siamo. Ma questo mondo preferisce che ci travestiamo da “persona performante” e sorridiamo, anche se dentro ci sentiamo più smarriti di un criceto su un tapis roulant.
Eppure — c’è un eppure, grazie al cielo — anche solo cercare la nostra vera essenza è un atto di ribellione. Di libertà. È una forma di cura.
Il problema è che siamo prigionieri di un sistema che ha trasformato tutto in una questione economica: lavoro, amore, tempo libero, vacanze, persino il silenzio. Tutto si misura in costi e benefici. Se non giochi a questo gioco, sei fuori. Marginale. Invisibile.
Ma la cosa divertente? Non è sempre stato così.
Esistono – ed esistevano – altri mondi: basati sul dono, sullo scambio, sulla fiducia. Sistemi che non avevano bisogno di monetizzare ogni singolo respiro.
E quindi, partiremo da lì: dai gesti quotidiani, da ciò che facciamo senza pensarci, per capire dove si nasconde (e come si comporta) questa strana bestia chiamata economia. Perché comprenderla è il primo passo per riprenderci la scena.
E magari anche un po’ di pace.